L’ allevamento degli animali con i cereali ha abbassato il nostro introito di acidi grassi Omega-3 EPA e DHA, necessari per una salute ottimale.
Oramai non si contano più le migliaia di ricerche scientifice che in modo inoppugnabile suggeriscono che gli Omega-3 possano essere utili nel trattamento di diversi disturbi patologici, vediamoli insieme.
Di Claudio Tozzi (autore della Geo Paleo Diet)
Ormai è ben chiara ed assodata l’importanza degli Omega 3 nell’alimentazione umana, infatti gli acidi grassi essenziali, al pari di alcune vitamine, non possono essere “fabbricati” dal tuo corpo.
Secondo oltre 24.000 ricerche scientifiche gli Omega 3 svolgono un ruolo importante per il benessere del tuo organismo.
Infatti con una alimentazione ricca di cibi ad alto contenuto di Omega 3 puoi ottenere molti benefici per la tua salute e anche per la tua performance sportiva.
Il termine Omega 3 racchiude quattro tipi di acidi grassi: ALA, EPA e DHA e DPA.
Tecnicamente gli Omega-3 sono acidi grassi polinsaturi (PUFA), essenziali (FA) e a catena lunga (LC) che, dal punto di vista chimico, hanno la caratteristica di possedere un doppio legame in posizione 3 (omega 3, ecco perchè si chiamano cosi) o in posizione 6 (omega 6), della catena che li forma.
Sono tecnicamente definiti EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico).
Il DPA (Acido docosapentenoico) non svolge un’azione diretta sull’organismo; è un intermedio prodotto durante la conversione di EPA in DHA, nei quali si trasforma a seconda del fabbisogno organico.
Questi acidi hanno dei precursori, cioè delle sostanze che dopo l’introduzione nel nostro organismo vengono trasformati, nello specifico l’acido linoleico è il precursore dell’acido
grasso omega 6, mentre l’acido linolenico è il precursore dell’acido grasso omega 3.
Gli omega 3 e 6 sono acidi grassi essenziali: con questo termine si intende che il nostro
organismo non è in grado di sintetizzarli e quindi l’introduzione attraverso la dieta è assolutamente fondamentale.
L’ omega-3 può provenire da fonti animali e vegetali; le fonti primarie di origine animale sono l’olio di krill (dei piccoli crostacei) e il pesce in genere, specialmente nel salmone.
Le fonti vegetali primarie sono semi di lino, chia e canapa.
Un esemplare di Krill, un piccolo crostaceo che vive in tutti gli oceani del mondo
Animali marini come salmone e altri pesci forniscono appunto acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA), che sono famosi per i loro effetti protettivi sul cuore.
Invece i semi di lino, chia, canapa, e pochi altri alimenti, contengono acido alfa-linoleico (ALA).
La maggior parte dei benefici per la salute legati ai cellulari grassi omega-3 sono però legati all’ EPA/DHA di origine animale e non certo alla forma ALA, che viene convertito in EPA e DHA nel corpo ad un rapporto molto basso.
Ciò significa che, anche se si consumano grandi quantità di ALA, il corpo può convertire solo una parte relativamente piccola quantità in EPA e DHA, e solo quando ci sono gli enzimi sufficienti.
E’ importante sottolineare questo perchè alcuni autori (provenienti sopratutto dagli ambienti vegetariani/vegani) insistono sulla superiorità dell’ omega 3 vegetali rispetto a quelli di derivazione animale.
In realtà i grassi vegetali omega-3 non sono intrinsecamente dannosi o dovrebbero essere evitati, basta tuttavia includere del pesce e/o integratori di omega-3 di origine animale nella vostra dieta.
Per esempio, è possibile combinare il lino (non la canapa che non è consigliabile, perchè contiene delle sostanze chiamate lectine che danneggiano l’ intestino) della vostra dieta con omega-3 di origine animale.
Gli innumerevoli vantaggi degli Omega-3
Non c’è alcun dubbio che l’ Omega-3 sia sicuramente uno più importanti nutrienti essenziali al mondo.
Nel 2008, l’American Journal of Clinical Nutrition ha pubblicato tre studi che hanno valutato il ruolo di omega-3 acidi grassi EPA e DHA nelle popolazioni anziane (1,2,3) .
Basse concentrazioni di EPA e DHA hanno portato ad un aumento del rischio di morte per tutte le cause, così come accelerano il declino cognitivo.
Gli studi suggeriscono anche che una maggiore assunzione di omega-3 può portare alcuni benefici per la salute che la supplementazione a breve termine non può dare.
Ecco le prove di alcuni dei vantaggi degli omega 3:
1. Uno studio italiano (GISSI) su 11.324 sopravvissuti ad un attacco di cuore ha provato che i pazienti che integrano con oli di pesce notevolmente ridotto il loro rischio di un altro attacco di cuore, ictus, o morte.(5)
In un altro studio, sei ricercatori medici americani hanno riferito che gli uomini che hanno consumato pesce una o più volte ogni settimana avevano un rischio del 50 per cento più basso di morire per un evento cardiaco improvviso, rispetto a quelli che mangiano pesce meno di una volta al mese.
Ma gli acidi grassi Omega 3, oltre a proteggere il cuore dal rischio di infarto del miocardio, sarebbero efficaci anche nel post-evento.
Aiuterebbero cioè, assunti quotidianamente, a ridurre gli esiti cicatriziali favorendo anche il miglior pompaggio del sangue.
Sono i risultati di uno studio condotto dal Brigham and Women’s Hospital di Boston, negli Stati Uniti, pubblicati sulla rivista Circulation nel 2016.
LO STUDIO – E’ innovativo: il primo ad aver valutato l’azione degli acidi grassi Omega 3 sul cuore infartuato.
Sono ormai noti i benefici protettivi e preventivi derivanti dall’assunzione dell’olio di pesce sulla salute del muscolo cardiaco, specie se predisposto per familiarità o altra causa a eventi cardiovascolari.
Ma dopo un infarto del miocardio?
Un punto interrogativo che trova risposta in uno studio americano che ha preso in considerazione 360 pazienti infartuati suddividendoli in due gruppi, di cui il primo sottoposto a terapia con un integratore a base di Omega-3, quattro dosi da un grammo ciascuna assunte quotidianamente, ed il secondo a un placebo: terapie, in entrambi i casi, già iniziate dal primo mese successivo al ricovero e proseguite per un intero semestre.
Tutti i pazienti, inoltre, sono stati valutati con risonanza magnetica all’inizio e al termine dello studio, informati sul corretto stile di vita e monitorati nel tempo da un gruppo di specialisti.
I RISULTATI – A sei mesi dall’inizio della terapia con Omega-3, è stato possibile osservare una sensibile riduzione degli esiti cicatriziali (fibrosi) nella regione del cuore infartuata e un miglior pompaggio del sangue da parte del muscolo cardiaco.
«A seguito di un infarto – ha spiegato Raymond Kwong, direttore della risonanza magnetica cardiaca del Brigham and Women’s Hospital – una parte del muscolo muore e la restante è costretta a compiere un extra lavoro per pompare il sangue, con la diretta conseguenza, per via delle condizioni di fragilità in cui la pompa cardiaca opera, di sviluppare cicatrici a livello dei tessuti.
Nel corso del tempo questi due processi possono portare a insufficienza cardiaca, un rischio piuttosto comune fra gli infartuati, sebbene la sopravvivenza ad un infarto sia oggi notevolmente migliorata grazie all’efficacia e al perfezionamento delle terapie».
Inoltre lo studio avrebbe messo in evidenza che i pazienti che riuscivano ad assorbire meglio l’olio di pesce, ovvero mostravano livelli di Omega 3 più elevati nel sangue, beneficiavano di una riduzione del 13% del residuo di sangue nel ventricolo sinistro rispetto alla media del 6% dei restanti pazienti, comunque trattati con Omega-3.
MIGLIORA ANCHE IL RISCHIO DI RECIDIVE – L’assunzione di Omega-3 nel post infarto favorirebbe anche la riduzione del rischio di mortalità e di possibili recidive.
Almeno stando ai risultati di uno studio pubblicato sull’American Journal of Cardiology.
Sarebbe infatti emerso che l’assunzione di acidi grassi Omega-3 integrati alla terapia di riferimento, può ridurre nell’arco dei 12 mesi successivi all’inizio della terapia le probabilità di un secondo evento cardiovascolare non letale, con una percentuale pari quasi al 35%, o di abbassare sensibilmente i decessi anche di oltre il 24%.
2. l’ Omega-3 normalizza e regola i livelli di colesterolo e trigliceridi.
Rispetto ad una statina (cioè il principio “attivo” dei farmaci anti-colesterolo), l’olio di pesce può essere addirittura più efficiente in questo specifico ruolo.
Secondo uno studio sull’ l’efficacia degli oli di pesce nel ridurre i livelli di trigliceridi, è stato comprovato che essi li hanno notevolmente ridotti nel fegato.(7)
I livelli di trigliceridi a digiuno sono un potente indicatore della vostra capacità di avere profili lipidici sani, che possono essere indicativi della vostra salute del cuore.
Gli studi hanno anche dimostrato che i grassi Omega-3 sono:
- anti-aritmici (prevengono o contrastano l’ aritmia cardiaca)
- anti-trombotici (prevengono trombosi o coaguli di sangue all’interno di un vaso sanguigno)
- anti-sclerotrici (prevengono cioè i depositi di grassi e fibrosi dello strato interno del vostro arterie). In questo contesto fondamentale anche il lavoro a supporto della Vitamina K2-MK7 e Vitamina D.
- anti-infiammatori (contrastando l’infiammazione – il calore, dolore, gonfiore, ecc).
3. Il DHA aiuta l’apprendimento e il comportamento del bambino.
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Uno studio pubblicato su PLoS ONE, nel giugno 2013, ha collegato bassi livelli di DHA a problemi di memoria, lettura e disordini comportamentali nei bambini in età scolare in buona salute.(8)
In un altro studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition nel mese di agosto 2013, i bambini che hanno consumato un integratore di grassi omega-3 già da neonati, hanno ottenuto un punteggio superiore sull’apprendimento, il vocabolario e i test di intelligenza all’ età da 3 a 5 anni. (9)
La ricerca precedente ha anche scoperto che i bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD), correlata anche al comportamento o a difficoltà di apprendimento,hanno maggiore probabilità di avere livelli di grassi omega-3 bassi.
Vi posso assicurare che anche i bambini più pestiferi dopo una settimana di omega 3 diventano calmissimi e sono più concentrati.
L’ Omega-3 ha così grande impatto sulla vostra salute del cervello che l’ EPA e il DHA mantengono alti i livelli di dopamina nel cervello, aumentano la crescita neuronale nella corteccia frontale del cervello e la circolazione cerebrale.
4. L’ Omega-3 interviene in maniera decisiva per salvare la vita dei bambini che hanno la sindrome dell’intestino corto (SBS), che è raro, ma che ha un impatto su migliaia di persone negli Stati Uniti.
L’ SBS si può verificare dalla nascita (quando una parte dell’intestino non sviluppa) o a causa di una malattia infiammatoria infettiva che colpisce i neonati prematuri.
Negli adulti, può essere causato da un intervento chirurgico per la malattia o lesioni derivanti dal morbo di Crohn.
Allarmato dalla situazione, il dottor Mark Puder, chirurgo all’ospedale dei bambini Boston, ha detto che sapevano che la maggior parte dei bambini con SBS stavano per morire.
Poi i medici hanno osservato che quando i bambini hanno avuto un integratore alimentare a base di olio di pesce, hanno cominciato a migliorare drasticamente.
Il trattamento di olio di pesce è stato dato a 112 bambini in ospedale, dove oltre il 90 per cento dei bambini con SBS è ancora vivo.
I risultati sono stati cosi sorprendenti che il supplemento di olio di pesce è anche reso disponibile a 70 ospedali in tutto il mondo.
5. Ipertensione: protegge cuore e vasi riducendo la pressione
Uno studio del 2016 dell’Università di Zurigo, presentato nel corso del meeting annuale dell’American Heart Association ha evidenziato i benefici di una dieta ricca di Omega-3 sulla pressione del sangue nelle arterie.
LO STUDIO
La ricerca ha preso in considerazione circa 2000 soggetti con un età compresa tra i 25 e i 41 anni.
Tutti i partecipanti, all’inizio dell’esperimento, avevano condizioni di salute ottimali e un indice di massa corporea simile tra di loro.
Gli studiosi hanno deciso di suddividere le persone in 4 gruppi, a seconda della quantità di omega-3 circolante nel loro organismo.
ADDIO IPERTENSIONE
Nei soggetti con i valori più elevati di questi acidi grassi essenziali, secondo i risultati, sono stati evidenziati dei netti miglioramenti nella pressione sistolica (4 mmhg in meno) e nella pressione diastolica (2 mmhg).
Questo significa, secondo gli studiosi, che una dieta ricca di cibi con omega-3 aiuta a diminuire la pressione del sangue nelle arterie, allontanando così l’ipertensione.
Gli Omega-3 quindi rappresentano una valida terapia naturale per la prevenzione e il controllo dell’ipertensione, uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare.
La loro azione si traduce principalmente in un effetto ipotensivo e di riduzione dell’aterosclerosi.
La pressione sanguigna è un parametro “facilmente” modificabile.
Infatti tenere sotto controllo i valori riduce la probabilità di sviluppare malattie dell’apparato circolatorio e, di conseguenza, di incorrere in ictus cerebrali, infarti del miocardio o stati di demenza.
Normalmente i medici in caso di ipertensione consigliano semplicemente l’assunzione di farmaci antipertensivi.
Tuttavia, molte volte non si sottolinea che un alimentazione ottimale come la Paleo Diet e una regolare attività fisica regolare (per esempio con i pesi), possono fare molto di più di una pillola.
Tantissimi studi hanno evidenziato che gli integratori a base di olio di pesce possono ridurre la pressione sanguigna, soprattutto in soggetti anziani e che soffrono di ipertensione.
Dato che sono sufficienti piccole riduzioni della pressione per diminuire significativamente il rischio di eventi cardiovascolari, anche il modesto effetto esercitato dagli Omega-3 può essere utile in questo senso.
Del resto EPA/DHA riducono il livello di colesterolo, ostacolano la formazione dei trombi e regolano la dilatazione dei vasi sanguigni.
Queste funzioni conferiscono agli Omega-3 un ruolo importante in prevenzione e controllo dell’aterosclerosi.
Quindi un consumo regolare di pesce ricco di EPA e DHA e l’assunzione di supplementi alimentari a base di olio di pesce aiutano a combattere l’ipertensione perché migliorano le concentrazioni dei trigliceridi, l’aggregazione delle piastrine e le funzioni della parete interna dei vasi sanguigni.
6. L’ Omega-3 fa dimagrire
Un gruppo di scienziati giapponesi che ha riconosciuto come i grassi Omega-3 siano in grado di trasformare le cellule di grasso ‘cattivo’ dell’organismo in altre sane che bruciano le calorie.
Lo studio pubblicato su Scientific Reports nel 2016 è partito dall’esame di tre tipi di grasso corporeo, ovvero quello ‘bianco’ che fa sì che le calorie in eccesso contribuiscano a ingrassare pancia e cosce, quello ‘bruno’ che brucia le calorie, e il ‘beige’, recentemente scoperto nei topi e negli esseri umani, che ha una funzione simile a quella del grasso bruno. (13)
Ebbene, stando alla ricerca, il pesce trasformerebbe le cellule di grasso ‘bianco’ in quello ‘beige’, risultando particolarmente indicata dalla mezza età in poi, da quando il numero di cellule di grasso ‘buono’ (bruno e beige) iniziano a scarseggiare.
“Sapevamo da ricerche precedenti che il pesce grasso ha enormi benefici per la salute, compresa la prevenzione dell’accumulo dei chili di troppo. Noi abbiamo testato se l’alimento era legato a un aumento delle cellule di grasso bruno” ha spiegato Teruo Kawada dell’università di Kyoto e autore dello studio.
Il team di esperti ha monitorato il peso di topi nutriti con alimenti grassi per 4 mesi e dopo che la loro dieta è stata integrata con pesce grasso, gli animali hanno perso fino al 10% di peso e fino al 25% di grasso, aspetti che potrebbero contribuire ad allungare la vita.
Per gli scienziati infatti il terzo vantaggio di una dieta ricca di pesce è proprio la longevità.
“Si sa da tempo che la dieta tipica del Giappone contribuisce a vivere più a lungo, ma perché questi due tipi di cucina abbiamo effetti positivi era ancora materia di discussione” hanno aggiunto i ricercatori, certi di avere adesso una maggiore comprensione del meccanismo.
7. L’ Omega 3 aumenta la durata della vita media.
Lo studio precedente ci ha quindi rivelato anche un altro aspetto fondamentale dell’ Omega 3 e cioè la sua capacità di donare, oltre che la salute, anche alcuni anni in più.
Per comprendere bene questo passaggio dobbiamo prima un passo indietro e ricordare cosa sono i telomeri della cellula.
Sono strutture specializzate, situate nella parte terminale dei cromosomi, che sono coinvolte nella replicazione nella stabilizzazione del DNA durante la fase di duplicazione cellulare.
Ogni volta che una cellula si replica, i telomeri si accorciano e dopo molte divisioni cellulari diventano sempre più corti.
Alla fine inviano alla cellule il segnale che è venuto il momento di morire.
Nel 2005 uno studio ha dimostrato l’ importanza di favorire il corretto funzionamento dei telomeri per prolungare la salute e la vita delle cellule.
Sempre nel 2005 il dottor E. Woodring e colleghi (in foto) hanno sottolineato che lo stress ossidativo può danneggiare i telomeri, provocando invecchiamento e cancro. (15)
Nel 1989 Elisabeth Blackburn (premio nobel 2009 proprio per questa scoperta) ha documentato che anche alti livelli di stress cronico può causare l’ accorciamento dei telomeri.
“Osservando le persone con malattia coronarica stabile in cinque anni, abbiamo trovato che quelli con livelli più elevati di Omega-3 acidi grassi nel sangue avevano un minor accorciamento dei telomeri.”
“Coloro i cui telomeri erano effettivamente allungati nel corso dei cinque anni era più probabile che avevano iniziato con una maggiori livelli di Omega 3”8. Omega 3 aiutano in modo importante le malattie autoimmuni
Gli acidi grassi Omega-3 sono potenti alleati del sistema immunitario,infatti diverse ricerche hanno infatti dimostrato la loro capacità di modulare sia la risposta immunitaria sia l’infiammazione.
I primi dati a questo proposito risalgono al 1932, quando è stato osservato che alcuni stati infiammatori possono essere contrastati dal trattamento proprio con gli Omega-3 acido eicoesapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA).
Le malattie autoimmuni sono così chiamate perché alla loro base vi è una risposta anomala del sistema immunitario, che aggredisce il suo stesso organismo.
Fra le malattie reumatiche infiammatorie croniche e autoimmuni sono incluse le seguenti patologie:
- artrite reumatoide
- artrite psoriasica
- sclerosi multipla
- psoriasi
- spondiliti
- lupus eritematoso sistemico
- sclerodermia
- altre malattie rare
Tutte queste patologie hanno come denominatore comune uno stato di infiammazione cronico e complessivamente ne soffre l’1% della popolazione e le donne ne vengono colpite 3 volte più frequentemente degli uomini.
Ufficialmente, nella maggior parte dei casi la causa è sconosciuta, ma sembra che gli individui affetti da queste patologie siano geneticamente predisposti al loro sviluppo.
In realtà è oramai ben chiaro che molte malattie autoimmuni dipendono da un unica causa: la permeabilità intestinale (Leaky Gut, in inglese, cioè “intestino gocciolante”).
La sindrome della permeabilità intestinale è in rapida crescita, e milioni di persone sono alle prese con essa senza nemmeno saperlo e infatti le malattie autoimmuni negli ultimi 20 anni sono triplicate.
Cos’è la Sindrome della permeabilità intestinale ?
Immaginate che il rivestimento del tratto digestivo abbia fori estremamente piccoli in cui solo specifiche sostanze possano passare.
Il vostro rivestimento dell’intestino è una barriera che respinge le particelle più grandi che possono danneggiare il sistema.
Avere questa Sindrome, significa che il vostro apparato digerente è dotato di fori più grandi che permettono il passaggio di particelle più grandi , ad esempio proteine come il glutine, batteri cattivi, e cibo non digerito.
Inoltre, i rifiuti tossici possono fuoriuscire dalla parte interna della vostra parete intestinale e arrivare nel flusso sanguigno causando una reazione immunitaria.
Questo crea un’ infiammazione in tutto il sistema e può causare appunto le patologie autoimmuni sopra citate.
Un altro problema con la permeabilità intestinale è che può causare malassorbimento di minerali vitali e nutrienti come zinco, ferro e vitamina B12.
I cibi che danno permeabilità intestinale sono i cereali, i legumi e i latticini, mentre tra le sostanze che la combattono c’è proprio l’ Omega-3.
Uno dei primi indizi a tal proposito è stata la bassa percentuale di malattie autoimmuni e infiammatorie nelle popolazioni Eschimesi che abitano la Groenlandia, la cui dieta è ricca di pesce ad elevato contenuto in Omega-3.
L’ effetto benefico dell’olio di pesce sarebbe dovuto anche alla capacità di EPA/DHA di modulare l’attività delle molecole ad attività proinfiammatorie, quindi il trattamento delle patologie autoimmuni con olio di pesce ne diminuisce la gravità.
Allo stesso tempo, gli Omega-3 riducono la necessità di utilizzare i farmaci antinfiammatori.
L’ olio di pesce introdotto con l’alimentazione riduce la formazione di alcune molecole proinfiammatorie, quindi gli Omega-3 potrebbero essere realmente efficaci nel trattamento delle malattie infiammatorie e di quelle autoimmuni.
L’ EPA e il DHA sono efficaci anche nel migliorare le funzioni della parete dei vasi sanguigni.
L’assunzione di Omega-3 con l’alimentazione riduce alcuni marcatori, indicando una riduzione dell’infiammazione che potrebbe spiegare l’effetto preventivo di questi acidi grassi nei confronti delle malattie cardiovascolari.
In una recente ricerca (2016) un’ equipe di ricercatori della Michigan State University ha annunciato di aver individuato che il DHA (acido docosaesaenoico), assunto con una certa frequenza, permette di bloccare lo sviluppo del lupus e, probabilmente, anche altre malattie autoimmuni (14)
I risultati dello studio preclinico, pubblicati sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica PLoS One, sono stati estremamente positivi.
I ricercatori hanno analizzato l’effetto di DHA sulle lesioni causate dal lupus nei polmoni e nei reni dei topi di sesso femminile geneticamente predisposti alla malattia, e hanno notato che “il 96% delle stesse è stato ridotto con l’integrazione di DHA”.
Una malattia cronica di natura autoimmune
Il lupus eritematoso sistemico (LES o anche Lupus) è una malattia cronica di natura autoimmune.
Questa può colpire diversi organi e tessuti del corpo.
Come accade nelle altre malattie autoimmuni, il sistema immunitario produce autoanticorpi che, invece di proteggere il corpo da virus, batteri e agenti estranei, aggrediscono cellule e componenti del corpo, causando infiammazione e danno tissutale.
Il LES colpisce spesso il cuore, la pelle, i polmoni, l’endotelio vascolare, fegato, reni e il sistema nervoso.
Poiché colpisce anche le articolazioni, la condizione è classificata anche tra le malattie reumatiche.
La prognosi della malattia non è prevedibile, con periodi sintomatici alternati a periodi di remissione.
Patologia colpisce principalmente le donne
Il Lupus è considerato una malattia genetica e viene attivato non solo da inalazione di sostanze tossiche di silice cristallina, ma anche da altri fattori ambientali come l’esposizione al sole.
Il quarzo è il più comune trigger e si trova spesso nelle industrie agricole, edile e minerarie in cui i lavoratori possono respirare la polvere del minerale.
La malattia colpisce soprattutto il sesso femminile, con un’incidenza nove volte superiore rispetto al sesso maschile, specialmente soggetti in età fertile (tra i 15 e i 35 anni) e di discendenza non europea.Nell’infanzia il lupus eritematoso sistemico si manifesta generalmente tra i 3 e i 15 anni, con un rapporto tra femmine e maschi di 4 a 1 e le tipiche manifestazioni cliniche sono l’eritema a farfalla e la fotosensibilità.
Il DHA è un rimedio potentissimo
“La silice cristallina – ha detto Jack Harkema, uno dei principali autori dello studio – uccide le cellule del polmone.
Quando queste muoiono, vengono inviati segnali d’allarme al sistema immunitario.
In seguito il corpo produce una forte risposta che inizia a colpire anche le cellule sane”.
Con l’uso del DHA sembra si sia trovato un rimedio potentissimo contro il Lupus e altre malattie autoimmuni: “Non avevo mai visto una risposta protettiva così drastica”.
Secondo Harkema il DHA potrebbe modificare il modo in cui i macrofagi reagiscono alla silice nei polmoni, e in qualche modo alterano la risposta del sistema immunitario.
Ancora poco chiara l’azione del DHA
Anche se agli scienziati non è chiara l’esatta azione protettiva di DHA, lo studio fornisce ai ricercatori un modello fondamentale per la definizione delle quantità di DHA necessarie per scongiurare il Lupus.
Il prossimo passo degli scienziati sarà quello di capire esattamente cosa succede nei polmoni dopo l’integrazione con DHA.
L’ipotesi più plausibile sembra esser quella che l’acido docosaesaenoico aiuti le cellule ad inviare un segnale anti-infiammatorio nel corpo, così da bloccare la risposta autoimmune.
Un’altra teoria, ancora da accertare, è che in qualche modo il DHA permetta alle cellule di rimuovere la silice tossica dal polmone, bloccando gli eventuali segnali infiammatori inviati dall’organo.
Perchè si può essere facilmente carenti di grassi Omega 3
La maggior parte delle persone non riescono a consumare una quantità sufficiente di grassi Omega-3 e questa carenza può portare a diverse malattie e morte prematura.
Si calcola che la mancanza dei giusti livelli di Omega 3 sia il sesto fattore killer nella triste classifica dei decessi americani, cioè causa fino a 96.000 morti premature ogni anno.
In realtà, l’assunzione di grassi nella dieta è stata tra i fattori di rischio più studiati per il seno e prostata.
Due studi dal 2002 spiegano come Omega-3 in grado di proteggere contro il cancro al seno.
Il BRCA1 (gene del cancro al seno 1) e BRCA2 (gene del cancro al seno 2) sono due geni soppressori tumorali che, quando funziona normalmente, aiutano a riparare i danni del DNA, un processo che impedisce anche lo sviluppo del tumore.
I grassi omega-3 e omega-6 influenzano questi due geni; l’ omega-3 tende a ridurre la crescita delle cellule tumorali, mentre gli altamente trasformati e tossici omega-6 possono causare la crescita del cancro.
Ricordo che gli Omega 6 sono contenuti nei cereali, nel pane integrale, nella maggior parte degli oli vegetali (specialmente in quello di lino e di canapa), nelle noci, spirulina, semi di canapa indiana, borragine e l’oenothera biennis o primula notturna.