Aterosclerosi e arteriosclerosi devastano con l’ età le nostre arterie a causa di delle infiltrazioni di calcio, contribuendo alle malattie degenerative.
Recenti studi dimostrano che una carenza di una vitamina semisconosciuta, la K, crea una maggior calcificazione vascolare di quanto inizialmente pensato.
Ma sembra anche legata all’ anti-invecchiamento, alla memoria e alla prevenzione dell’ osteoporosi.
Quanta vitamina K bisogna assumere e in quale forma?
E’ vero che è pericolosissima per chi assume farmaci anticoagulanti?
(Terza e ultima parte)
Di Claudio Tozzi (autore della Geo Paleo Diet)
Nelle parti 1 e 2 di quest’ articolo ho messo in evidenza il ruolo evidentemente centrale della vitamina K nella prevenzione e cura della calcificazione arteriosa.
In questa terza e ultima parte analizzerò altri studi che confermamo tale ipotesi e consiglierò le dosi di K da prendere e la forma più adatta.
La calcificazione può essere invertita?
La maggior parte degli adulti probabilmente soffrono un certo grado di calcificazione, anche perchè l’assunzione di vitamina K nelle società occidentali è sempre a livelli molto bassi epidemici, che la continua diffusione del vegetariani/vegani, paradossalmente, può solo peggiorare.Alcune persone sono fortemente calcificate a causa di patologie che richiedono dialisi o il warfarin (Coumadin), o abbiamo permesso livelli ematici di omocisteina, LDL, o glucosio di rimanere troppo alti per troppo tempo.
La calcificazione sistemica
I tessuti cardiovascolari sono particolarmente soggetti a infiltrazioni di calcio.
Il processo di calcificazione, tuttavia, è anche comunemente osservata nella pelle, rene, tendini, ghiandole e altri tessuti molli a causa delle malattie e / o invecchiamento. (124-132).
Quindi la domanda nasce spontanea: c’è qualcosa che possiamo fare ora per invertire l’accumulo di calcio nelle nostre arterie, valvole cardiache, ghiandole e altri tessuti molli?
Secondo un gruppo di studio italiano, che ha pubblicato le sue conclusioni su “European Review for Medical and Pharmacological Sciences” nel 2013 sembra proprio di si.
Infatti il Prof. Flore e i colleghi dell’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma hanno scritto:
“La vitamina K2 ha dimostrato di essere coinvolta nell’ inibizione di focolai vascolari della calcificazione, in particolare attraverso la carbossilazione delle proteine che regolano la deposizione di calcio nelle placche aterosclerotiche.
Allo stato attuale, la valutazione dell’attività della vitamina K2 è lo strumento più affidabile nel calcolo del suo metabolismo e della sua carenza.
I dati riguardanti l’integrazione di vitamina k2 sono disponibili in particolari popolazioni di pazienti, come quelli dializzati, ma ampi studi clinici randomizzati sono carenti.
Tuttavia, ci sono linee guida riconosciute a livello internazionale e anche se le indicazioni per la pratica medica quotidiana sono scarse.
In tutti i pazienti con diagnosi di aterosclerosi calcificata, la valutazione del rischio cardiovascolare globale è obbligatoria, e una valutazione accurata dell’ assunzione di vitamina K2 con la dieta è fondamentale per l’indagine dello stato carenziale.
Probabilmente, particolare attenzione deve essere rivolta a pazienti affetti da dismicrobismo intestinale.
Tuttavia, l’ intervento della flora intestinale nel metabolismo della vitamina K2 è ancora oggetto di discussione e dovrebbe essere oggetto di studi specifici, tra cui la caratterizzazione metagenomica microbica e correlazioni funzionali.”
Gli scienziati italiani quindi non solo confermano il ruolo centrale della vitamina K2 nell’ aterosclerosi ma accendono un ulteriore faro sull’ importanza dell’ efficienza della flora intestinale, cioè il principale responsabile dello stoccaggio della K2 nel fegato.
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