Con la diffusione delle diete evoluzionistiche, uno dei problemi principali da risolvere è sicuramente il ricreare, nei limiti imposti dalla civiltà moderna e industriale, le stesse condizioni di cibo nutriente e di modalità di vita.
Uno di questi riguarda in modo importante la vitamina D, finora discretamente sottovalutata, ma che alla luce della Paleo Diet e anche di nuovissimi studi indipendenti, ne rivalutano fortemente il ruolo centrale nell’ alimentazione, nella prestazione sportiva e nella salute in generale.
Claudio Tozzi (Autore della GeoPaleoDiet)
Inizio subito dicendo che la vitamina non è solo tale, ma è anche un vero e proprio gruppo di pro-ormoni liposolubili costituito da 5 diverse vitamine: vitamina D1, D2, D3, D4 e D5.
Tuttavia quelle più attive sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) di provenienza vegetale e la vitamina D3 (colecalciferolo), derivante dal colesterolo, sintetizzata negli organismi animali.
La sua più importante funzione è quella di favorire il riassorbimento di calcio a livello renale, l’assorbimento intestinale di fosforo e calcio ed i processi di mineralizzazione dell’osso; senza un adeguato apporto di vitamina D, l’organismo non può assorbire efficacemente il calcio.
Come è noto un po’ a tutti, la vitamina D viene prodotta dalla nostra cute, più precisamente dai cheratinociti presenti; infatti la vitamina D3 deriva dal suo precursore 7-deidrocolesterolo che è disponibile in grandi quantità nella pelle dell’uomo e degli animali.
L’80% del fabbisogno di vitamina D è garantito dalla irradiazione solare in quanto il contenuto di questo nutriente nei cibi è molto basso.